Il verbo – Forma medio-passiva

Paradigma della coniugazione medio-passiva

 

INDICATIVO

 

Presente                    Imperfetto                              Passato

(mi chiamo)             (mi chiamavo)                         (mi chiamai, mi son chiamato)

 

fonàzz-ome               fonàzz-amo                             fonàs-ti

fonàzz-ese                 fonàzz-aso                              fonàs-ti

fonàzz-ete                 fonàzz-ato                               fonàs-ti

fonazz-omèsta           fonazz-amòsto                         fonas-timòsto

fonazz-esèsta            fonazz-asòsto                          fonas-tisòsto

fonàzz-utte                fonàzz-atto                             fonàs-tisa

 

CONGIUNTIVO

Presente

(che io mi chiami)

(na) fonas-tò

(na) fonas-tì(s)       

(na) fonas-tì

(na) fonas-tùme

(na) fonas-tìte

(na) fonas-tùne

 

IMPERATIVO

fonàs-tu (chiàmati)

fonas-tìtesta (chiamatevi)

 

PARTICIPIO PASSATO

fonam-mèno (chiamato)

 

GERUNDIO PASSATO

fonast-onta (essendo stato chiamato)

 

INFINITO

fonas-tì(essere chiamato)

 

* La forma medio-passiva dà al verbo un significato riflessivo.

* I verbi in cambiano, nella coniugazione medio-passiva, la “ò” in “i” prima dell’aggiunta della desinenza (pelò = pelìome, gapò = gapìome, ecc.).

* Ci sono dei verbi che hanno la sola coniugazione medio-passiva; i più comuni sono: cherèome, cilìome, ddunèome, èrkome, farìome, fènome, fidèome, jennìome, jènome, kagnèome, mmiscèome, ndiàzzome, nfurkèome, nkarnèome, ntropiàzzome, pentèome, rrokkèome, skarmiscèome, spaddhèome, tsefrìome, valònnome, vonìome.

* Per quanto riguarda la formazione del passato e dei tempi derivati, seguono il tipo di coniugazione indicata nel paradigma (aggiunta della desinenza –ti al tema del passato) la maggior parte dei verbi (Es. cherèome – cheres-ti; katalò – katalis-ti; scizzo – scis-ti, ecc.).

Invece della desinenza –ti aggiungono – i al tema del passato i verbi uscenti al presente in –nno     (Es. jennìome – jennis-i; klinno – klis-i, ecc.), ad eccezione di: dakkanno, gomonno, klanno, kratenno, linno, nkulumonno, pianno, rceronno, sciopanno, tsesciopanno, che mantengono l’uscita –ti (es. dakkas-ti, gomos-ti, ecc.)

* Presentano una doppia “tt”, al posto di “st” nella desinenza i seguenti verbi:

 ddunèome                   ddunet-ti

fidèome                        fidet-ti

jènome                         jet-ti

kagnèome                    kagnet-ti

mmiscèome                  mmiscet-ti

duleo (dulèome)           dulet-ti  

grafo (gràfome)            grat-ti

greno (grènome)          grat-ti

natto (nàttome)           nat-ti

nitto (nìttome)             nit-ti

*Altri verbi infine si discostano da queste forme. I più comuni sono:

 fènome                     fan-i, na fanò, ecc.

sfazzo (sfàzzome)       sfa-i, na sfaò, ecc.

ceo (cèome)               ka-i, na kaò, ecc.

kotto (kòttome)          kop-i, na kopò, ecc.

pleno (plènome)         pli-si, na plisò, ecc.

vrisko (vrìskome)       vre-si, na vresò, ecc.

lifo (lìfome)                lif-ti, na liftò, ecc.

                     

* Del tutto irregolare è infine la coniugazione del verbo èrkome:

passato: irta, irte, irte, ìrtamo, ìrtato, ìrtane;

congiuntivo: nârto (na erto), nârti, nârti, nârtome, nârtete, nârtune;

imperativo: dela, dellàste;

gerundio: èrkonta, èrtonta;

part. passato: ertomeno;

infinito: erti.

 * Il participio passato, con la terminazione in “-a” (es. fonammena) unito alle varie persone del presente di “ime” dà una forma composta che ha il significato di passato prossimo, con valore attivo (es. ime fonammena = ho chiamato; ìmesta grammena = abbiamo scritto, ecc.).

Con alcuni verbi la forma che si aggiunge all’ausiliare ime esce, probabilmente per influenza dell’italiano, in –ata: es. ime marata = ho cucinato)

 

 

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