La lingua dell’anima (E glossa ti’ tsichì)
“O versi miei che andate tra la gente
senza avere né l’arte né le ali…”
La poesia, spiega l’autore, è in grado di parlare a tutti e di trasmettere i sentimenti più intimi di chi scrive.
“O versi miei che andate tra la gente
senza avere né l’arte né le ali…”
La poesia, spiega l’autore, è in grado di parlare a tutti e di trasmettere i sentimenti più intimi di chi scrive.
“Era sempre seduta alla finestra,
al solicello se si era d’inverno…”
Un ricordo d’infanzia che ci restituisce antiche immagini…
» Continua“Pronunciato nel 1946, questo discorso presenta con cristallina chiarezza e ad un tempo con pregnante semplicità il problema di una scelta assai impegnativa e gravida di conseguenze: Repubblica o Monarchia?” (Vito Giannone)
» Continua“La prima consultazione elettorale è giunta e gli schieramenti politici, pur così molteplici, sono ridotti dal popolino ai due grandi antagonisti: Democrazia Cristiana e Partito Comunista. I partiti minori (…) non sono noti che alle poche persone istruite. Compito arduo dunque introdurre il P.S.D.I.! Ma a Gino Aprile non mancano le trovate, nè tanto meno il linguaggio adatto.” (Vito Giannone)
» Continua“Appartenere al popolo ed averne condiviso le sofferenze è titolo sufficiente per chiedere ad esso la fiducia ed i voti per poterlo rappresentare, in alto. Questo discorso potrebbe sembrare demagogico (…) ma apparirà diverso quando si sia consnderata l’indole dell’autore: piuttosto ingenuo, un po’ sognatore, sinceramente convinto che la politica sia l’arte di far del bene e di curare gli interessi di chi concede la propria fiducia e i propri suffragi.” (Vito Giannone)
» ContinuaCon piglio didascalico (esempio del gatto e del topo), l’oratore illustra qui la vera contesa e la vera posta in gioco dell’agone politico. Il confronto reale è tra ricchi e poveri, egli dice: i primi vogliono difendere i propri interessi e cercano di abbindolare e convincere con ogni mezzo i poveri ad affidare loro la cosa pubblica.
» Continua“Il livello di informazione nel 1953 (in un piccolo paese del Sud) non era alto. (…) La ‘legge truffa’ era una parola e niente altro. Pochissimi capivano cosa significasse. Ci voleva qualcuno che con poche parole, ma precise e compendiose, ne chiarisse pubblicamente il significato. Il più adatto era il solito Gino Aprile (…) che con questo breve discorso, condotto nel suo solito stile secco e incisivo, spazzò via demagoghi e corruttori di idee…” (Vito Giannone)
» Continua“I colpi bassi sono una pericolosa costante nei metodi di lotta dei soliti politicanti di ventura. Brutto sistema, specie perchè sfrutta la scarsa informazione delle masse. Cambiare idea è un conto, ma cambiare soltanto il simbolo è ben altra cosa. Gino Aprile non si presentava più ai suoi elettori con l’edera, ma con le spighe. Non per questo tuttavia erano mutate le sue idee…” (Vito Giannone)
» Continua“Questo è il tormento che mi affligge il cuore:
quando sento le sette rintoccare…”
Il poeta descrive, in dei versi lapidari e struggenti, il dolore per la sua condizione alla vista della quotidiana, normale, vita altrui
Questa poesia, pubblicata il 25 aprile del 1900 sulla rivista “Roma letteraria” da Giuseppe Gabrieli, divenne subito popolare. Al suo successo contribuì pure, come nota Giannino Aprile in “Traùdia”, “la melodiosa e triste musica che le diede, pare, il maestro Costanzo”.
In essa il poeta ritorna con la mente, come fosse una rondine, al suo paese natio, ritrovandovi luoghi, persone, affetti lontani.