Ninne nanne (Calimera)

Ninne nanne raccolte a Calimera e riportate in “Traùdia” di Giannino Aprile. Francesca Licci offre alcuni esempi di come venivano cantate.
» ContinuaNinne nanne raccolte a Calimera e riportate in “Traùdia” di Giannino Aprile. Francesca Licci offre alcuni esempi di come venivano cantate.
» ContinuaSi tratta di ninne nanne riportate in un quaderno di autore martanese ritrovato tra i manoscritti di Vito Domenico Palumbo. Trascritte e tradotte da Salvatore Tommasi, sono contenute nel volume di Francesca Licci, Iu’ lei o lȏ, Ghetonia, 2015. Francesca Licci offre alcuni esempi di come venivano cantate.
» ContinuaHo ritenuto di inserire come primo questo “moroloj”, del quale propongo l’audio nell’interpretazione di Francesca Licci, per offrire anche la testimonianza sonora della tradizionale nenia funebre. In realtà il testo risulta dalla fusione di due diversi “lamenti”: il primo per la morte di un giovane (le due prime strofe), il secondo per la morte di una ragazza (ultime strofe). L’intreccio di differenti, e prestabiliti, moduli poetico/narrativi in relazione alle circostanze era comunque abituale nella concreta costruzione del lamento funebre da parte delle “prefiche”.
» ContinuaQuesto lamento funebre, raccolto da Domenicano Tondi, di Zollino, e pubblicato in “Glossa” nel 1935, è, a mio avviso, uno dei più belli e significativi “moroloja” della nostra tradizione: in esso, le immagini delicate con cui si esprime la premura della madre sono in stridente contrasto con la cruda realtà della morte.
» ContinuaAnche questo moroloj è tratto da “Glossa” di Domenicano Tondi. In questo caso il lamento è per la morte della madre: vi si svolge un dialogo a tre protagonisti: la figlia, la madre e la stessa conduttrice del pianto.
» ContinuaQuesto moroloj, raccolto, come tutti gli altri che seguiranno, da V. D. Palumbo a Corigliano d’Otranto, ritorna, con semplicità e forza, sulla ineluttabilità della morte e lo sconforto che essa procura agli uomini.
» ContinuaViene qui descritta la condizione dell’orfana che, con la perdita della madre, sarà costretta a mendicare il pane. Il testo è ricco di immagini delicate e toccanti.
» ContinuaNon è semplice il compito della prefica, che deve ogni giorno rapportarsi con la morte e prendere su di sé anche il dolore altrui. Lei conosce bene quanto la vita degli uomini sia intrisa di dolore.
» ContinuaA un bue portato al macello somiglia la madre che piange per la morte del figlio: non si rassegna, e le sembra ancora di sentire per strada la voce di lui, e di vederlo avvicinarsi per il saluto.
» ContinuaQui la madre, con accenti di grande sensibilità e delicateza, prega la terra perché non intacchi il corpo della figlia appena sepolta.
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