La funzione più specifica dei proverbi è quella didascalica: insegnamenti di vita, che a volte si riferiscono ad ambiti particolari, ma più spesso enunciano una filosofia di vita, una morale, una visione della società, degli altri, di noi stessi, espresse in brevi e lapidari precetti o massime.

Un esempio: “Le parole sono come le ciliegie: una tira l’altra”. Piacciono, in realtà, le parole, e sono facili da pronunciare, ma “non riempiono lo stomaco”. D’altro canto la saggezza popolare sa bene che il parlare è ben diverso dal fare…

Un altro esempio: “Per come è il santo, gli si accendono le candele”, nota la saggezza del popolo. Forse tenendo presente che esiste un’analoga gerarchia a noi più vicina da tenere in debita considerazione…

Oppure: “Chi mangia l’uva non fa il vino”, una massima che rimanda al nucleo centrale della civiltà contadina, fondata sulla conservazione previdente e attenta di tutto quanto ci viene offerto dalla terra.

O ancora: “Il peso è sempre leggero sulle spalle degli altri”. Non è facile – ci fa osservare la saggezza popolare – renderci conto dei problemi altrui e siamo più pronti a scaricarci delle responsabilità che a farcene carico

D’altro canto, sempre in tema di relazioni sociali, bisogna comunque mantenere, nei confronti degli altri, un atteggiamento guardingo e stare sulle difensive, dal momento che, come nota un altro proverbio, “il cane che non abbaia morde di nascosto”

Infine: “Come è la capra così è il capretto”, ci fa notare la saggezza popolare. Cioè, si possono conoscere gli altri osservando da dove uno proviene, anche se, come è detto dopo, “degli uomini vedi solo la faccia, non quello che hanno nello stomaco”. Insomma, se non alla diffidenza, nel trattare con gli altri, siamo invitati alla prudenza e alla circospezione.