Fiaba 96 – Aneddoti di Esopo (O kunto mo’ Sopo)

Raccontata da Gaetana Parma a Calimera, l’11 ottobre 1885, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Sorprendente e interessante racconto riferito ad un personaggio semileggendario dell’antica Grecia. Descritto da PLUTARCO come brutto, gobbo e balbuziente, ma dotato di spirito ingegnoso e sottile, tanto da ottenere l’affrancamento dalla schiavitù, Esopo sarebbe vissuto nel VI sec. a. C. e sarebbe stato protagonista di avventurose vicende.

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Fiaba 97 – La lettera da recapitare (O kunto min appidea)

Raccontata da Abbondanza a Calimera, dal 2 al 3 settembre 1885, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Di questo racconto, a metà strada tra la fiaba e l’allegoria religiosa, ho trovato due esempi: uno di Ostuni (LA SORSA, Vol. III, Serie VIII, 1) e uno di Catanzaro (riportato da CALVINO, 138). Entrambi hanno in comune con il nostro l’interpretazione religiosa e moralistica dei diversi particolari della storia.

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Fiaba 98 – Un bambino dall’alito cattivo (O kunto mon afimo vromerò)

Senza titolo nel manoscritto e appartenente a un gruppo di testi scritti con grafia incerta e infantile, evidentemente di persona appena alfabetizzata.
Motivi fiabeschi molto comuni (maltrattamento della moglie per il figlio che non arriva, bambino di stracci) vengono qui utilizzati per costruire una storiella scherzosa e un po’ scurrile. E alla fine il marito credulone è sistemato.

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Fiaba 99 – Colombi testimoni (O kunto mo’ servo)

Senza titolo nel manoscritto e appartenente a un gruppo di testi scritti con grafia incerta e infantile, evidentemente di persona appena alfabetizzata.
Per la religiosità popolare sembra non vi sia remissione; anche a pentirsi, la condanna arriva inesorabile; né si può sfuggire all’occhio ineludibile della coscienza, qui rappresentata dagli innocui e semplici colombi.

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Fiaba 100 – L’anello della madre (O kunto mo daftilidi)

Raccontata da Vincenzo Cappa Lefons a Calimera, l’11 ottobre 1885, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Corrispondente in parte al tipo 510 B dell’indice AARNE-THOMPSON, questa fiaba è presente in tutta Europa ed è molto diffusa in Italia, come testimonia I. CALVINO, che riporta nella sua raccolta una versione romana arricchita da elementi presi da altri testi.

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Fiaba 101 – A scuola di misoginia (O kunto me’ ghineke)

Raccontata da Gaetana Parma a Calimera, il 18 agosto 1885, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Di questo racconto, che in parte si avvicina, relativamente ai raggiri per entrare nelle grazie della ragazza, al tipo 900 A dell’indice AARNE-THOMPSON, non ho trovato altri riscontri. Mi sembrano motivi d’interesse del racconto l’iniziale contenuto didascalico, la descrizione della ricerca della ragazza, il parlare allusivo, attraverso la proposta di un enigma, della parte finale della storia.

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Fiaba 102 – Il ladro premiato (O kunto mu’ magu)

Raccontata da Concetta a Calimera, il 5 agosto 1885, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Corrisponde fondamentalmente al tipo 950 dell’indice AARNE-THOMPSON, I due ladri, parzialmente contaminata nella parte iniziale col tipo 1525 N (i ladri che si truffano a vicenda) e, in uno dei particolari, col tipo 1740 A (le capre con le candele sulle corna). Questo racconto, di vastissima diffusione, ha una lunga storia. Compare per la prima volta in ERODOTO…

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Fiaba 103 – La vendetta dell’innamorato (O kunto mon annamurao)

Senza titolo nel manoscritto e appartenente a un gruppo di testi scritti con grafia diversa e recanti il nome di Lucia Montinari.
Anche la mancata corrispondenza all’amore viene vissuto qui come una colpa che prima o poi porterà ad esiti fatali. Come in altri racconti, il nostro narratore popolare sembra preferire il matrimonio d’amore a quello d’interesse e premia quasi sempre la fedeltà e la spontaneità al di là di ogni calcolo e di ogni convenienza.

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Fiaba 105 – Troppo tardi per il matrimonio (O kunto mo’ signoro mea ce i’ signura mali)

Raccontata da Vincenza Campanelli a Calimera, il 24 settembre 1885, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Come in Giulietta e Romeo, anche in questa storia d’amore, della quale ho trovato un interessante riscontro, sia per la trama che per la conclusione simile, nella storia di Rodolino e Violante dello STRAPAROLA (IX, 2), il ritardo è la causa del tragico esito.

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