Fiaba 56 – Storie di San Pietro (II) (O kunto tu ja Pedru)

Contenuta in un manoscritto anonimo di Martano.
La versione di Martano del ciclo di S. Pietro, che colpisce per la sua elementare semplicità, aggiunge nuovi particolari a quelli già incontrati in un testo precedente (le pietre trasformate in pane, la distribuzione del denaro); si tratta di particolari anch’essi abbastanza diffusi.

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Fiaba 57 – Amore testardo (O kunto mo korasi)

Versione senza titolo nel manoscritto e senza il nome del narratore raccolta da V. D. PALUMBO a Calimera il 13 maggio 1888.
Tipico esempio del contrasto tra matrimonio d’amore e matrimonio di convenienza, questa storia sembra controbilanciare un’altra analoga presente nella nostra raccolta (La vendetta dell’innamorato) nella quale la ragazza fa prevalere le ragioni della convenienza economica.

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Fiaba 59 – Lo sposo serpente (O kunto mes eftà kiatere)

Raccontata dal Cav. V. Antonio Tommasi a Calimera, l’11 marzo 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Si tratta di una variante del tipo 425 dell’indice AARNE-THOMPSON, Cupido e Psiche (cfr. note 6, 28, 79); stavolta però lo sposo animale assume l’aspetto di un serpente, forma che risulta più vicina a quella del racconto di APULEIO, nel quale la ragazza è rapita appunto da un mostro serpentiforme.

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Fiaba 60 – Il sogno della figlia del re (O kunto mus kriu)

Raccontata da Gaetana Parma a Calimera, il 16 marzo 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Corrispondente in parte al tipo 725 dell’indice AARNE-THOMPSON, per quanto riguarda il racconto del sogno che alla fine si realizza, questa fiaba mette tuttavia insieme altri noti motivi: dall’allontanamento da casa della protagonista perché sia uccisa o divorata dagli animali, all’incontro col marito animale, al magico ritorno in famiglia che si ripete più volte.

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Fiaba 61 – La mela sull’albero altissimo (O kunto mon àrgulo afsilò)

Raccontata da Tora Sava a Calimera, il 29 marzo 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Un albero che arriva fino al cielo è presente nei tipi 468 e 1960 G dell’indice AARNE-THOMPSON. A parte questo riferimento iniziale, la nostra fiaba, che contiene il diffuso motivo delle prove da superare per sposare la figlia del re, segue uno svolgimento originale che combina insieme gli elementi più disparati.

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Fiaba 62 – Ncora non è natu e se chiama Gian Dunatu

Raccontata da Tora Tràntena a Calimera, il 17 gennaio 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
“L’aneddoto delle donne che sono così sciocche da piangere per lutti immaginari o disgrazie banali è largamente diffuso nei paesi del Medio Oriente, specialmente in Grecia e nella penisola anatolica”, scrive LO NIGRO, a commento di due storielle siciliane (pp. 246-247) molto simili alla nostra. DAWKINS del resto riferisce alcune versioni analoghe provenienti da numerose regioni e isole greche (66).

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Fiaba 63 – L’inganno dei tre abiti (O kunto mus tris àbetu)

Raccontata da Giuseppa Costantini Pagliàccena a Calimera, il 14 marzo 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Questo strano racconto, per il quale non ho trovato riscontri se non per il motivo dei tre abiti raffiguranti la terra, il mare e il cielo, peraltro presenti in varie fiabe della nostra raccolta, fa leva sulla vanità femminile per infliggere terribili deturpazioni all’ignara e innocente sposa.

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Fiaba 65 – Prezzemolina (O kunto tis Pedrusinella)

Raccontata da Assunta Gaetani a Calimera, il 20 marzo 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
“Una delle più note fiabe italiane” la definisce I. CALVINO, che riporta nella sua raccolta una versione di Firenze (86). Essa risulta in realtà universalmente diffusa, come si evince dall’indice AARNE-THOMPSON, nel quale viene descritta come tipo 313.

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