Fiaba 60 – Il sogno della figlia del re (O kunto mus kriu)

Raccontata da Gaetana Parma a Calimera, il 16 marzo 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Corrispondente in parte al tipo 725 dell’indice AARNE-THOMPSON, per quanto riguarda il racconto del sogno che alla fine si realizza, questa fiaba mette tuttavia insieme altri noti motivi: dall’allontanamento da casa della protagonista perché sia uccisa o divorata dagli animali, all’incontro col marito animale, al magico ritorno in famiglia che si ripete più volte.

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Fiaba 61 – La mela sull’albero altissimo (O kunto mon àrgulo afsilò)

Raccontata da Tora Sava a Calimera, il 29 marzo 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Un albero che arriva fino al cielo è presente nei tipi 468 e 1960 G dell’indice AARNE-THOMPSON. A parte questo riferimento iniziale, la nostra fiaba, che contiene il diffuso motivo delle prove da superare per sposare la figlia del re, segue uno svolgimento originale che combina insieme gli elementi più disparati.

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Fiaba 62 – Ncora non è natu e se chiama Gian Dunatu

Raccontata da Tora Tràntena a Calimera, il 17 gennaio 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
“L’aneddoto delle donne che sono così sciocche da piangere per lutti immaginari o disgrazie banali è largamente diffuso nei paesi del Medio Oriente, specialmente in Grecia e nella penisola anatolica”, scrive LO NIGRO, a commento di due storielle siciliane (pp. 246-247) molto simili alla nostra. DAWKINS del resto riferisce alcune versioni analoghe provenienti da numerose regioni e isole greche (66).

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Fiaba 63 – L’inganno dei tre abiti (O kunto mus tris àbetu)

Raccontata da Giuseppa Costantini Pagliàccena a Calimera, il 14 marzo 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
Questo strano racconto, per il quale non ho trovato riscontri se non per il motivo dei tre abiti raffiguranti la terra, il mare e il cielo, peraltro presenti in varie fiabe della nostra raccolta, fa leva sulla vanità femminile per infliggere terribili deturpazioni all’ignara e innocente sposa.

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Fiaba 65 – Prezzemolina (O kunto tis Pedrusinella)

Raccontata da Assunta Gaetani a Calimera, il 20 marzo 1886, e raccolta da V. D. PALUMBO.
“Una delle più note fiabe italiane” la definisce I. CALVINO, che riporta nella sua raccolta una versione di Firenze (86). Essa risulta in realtà universalmente diffusa, come si evince dall’indice AARNE-THOMPSON, nel quale viene descritta come tipo 313.

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Fiaba 66 – L’acqua di marzo e di aprile (O kunto mon vèkkio)

Versione senza titolo contenuta in un gruppo di testi con grafia diversa e recanti il nome di Assunta.
Fiabe come questa, della quale nei quaderni di V. D. PALUMBO sono riportate due versioni, e che ritrovo uguale in uno studio sui proverbi greco-salentini di M. R. MONTINARO e F. CORLIANO’ del 1980, pare abbiano la funzione di inserire in un contesto, o di fornire una spiegazione, a proverbi, precetti, modi di dire.

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